Il caffè di Starbucks? Meglio la Moka, è italiana

09/09/18 - 5 minuti di lettura

 

 

Quasi coincidenti, una a giugno e l’altra in questi giorni di settembre, le due aperture dei locali più importanti dell’anno per il caffè, quella di Pascucci, dell’omonima catena, e quella del celebratissimo e attesissimo Starbucks, ambedue a Milano e ambedue incentrate sul caffè. Il caffè –quello italiano ovviamente, il resto è un po’ una broda-è costantemente di moda, non conosce crisi, è molto molto social come si usa dire, e rappresenta uno dei migliori ambasciatori del made in Italy. Si, perché oggi in tutto il mondo e persino in Cina l’espresso continua a conquistare mercati e palati. E le macchine espresso inventate in Italia parlano il linguaggio universale del chicco tostato all’italiana e “spremuto” all’italiana. Ma caffè significa anche e soprattutto caffettiera Moka, anzi, la “macchinetta” come affettuosamente ancora viene chiamata nelle nostre cucine. Pur se avanzano le cialde e le capsule delle macchine cosiddette espresso, la Moka mantiene saldo il suo primato e lo dichiarano tutte le catene della GD e della GDO: la vendita della miscela per Moka è ampiamente maggioritaria, con un 73-87 per cento (secondo le regioni) che premia la “macchinetta”. E non è casuale che negli splendidi bar-caffè Pascucci il cliente può prepararsi da solo il caffè con la Moka, simbolo ormai mondiale del vero “buon” caffè di casa.

L’Europa al bar

Sempre di più gli europei vanno a fare colazione al bar con caffè espresso (o cappuccino) e croissant o sandwich con un aumento del 13 per cento negli ultimi quattro anni .Gli italiani che vanno al bar per il classico binomio caffè e brioche sono aumentati dell’11 per cento, i tedeschi del 16 per cento che prediligono caffè o cappuccino e sandwich, gli inglesi rimangono fedeli alla loro ricca colazione e sempre di più la consumano al bar con un +21 per cento, mentre il 70 per cento dei francesi opta ormai per una prima colazione fuori casa con il caffè espresso e il classico croissant (fonte: NPDGroup). Tutti al bar? Si, ma non troppo a lungo perché il tempo è denaro anche per il barista. Tant’è vero che anche in Europa una catena di caffè, cominciando dalla Francia, ha deciso di far pagare il caffè a tempo. Più il cliente si ferma più paga e infatti alla cassa viene consegnato uno scontrino con l’orario di arrivo. Uno Starbucks al rovescio…..

Il caffè migliore?, In ciabatte, al mattino

Come lo beve di solito chi lo beve in casa appena levato dal letto? Secondo una ricerca ormai datata ma attuale, così: in ciabatte, con pigiama o in vestaglia, subito, anche prima del passaggio in bagno, perché davvero il profumo di caffè fatto della Moka è un buongiorno estremamente invitante, dilaga festoso, accompagnato dall’inconfondibile borbottìo. La Moka costa poco tra i 20 e i 50 Euro, ed è anche il sistema più efficiente in assoluto poiché la tazzina della Moka costa solo 0,02 euro, la “tazzulella” fatta con la napoletana un po’ di più, quella erogata dalla macchina espresso con cialda o capsula (molto care) tra 0,18 e 0,41 euro, mentre con la superautomatica con macinatore, il costo scende a 0,08 euro (dati www.consumatori.it). E di conseguenza per avere un caffè fantastico e poco costoso occorre una Moka o una superautomatica. Ma attenzione: la qualità viene solo dal vero made in Italy. E una questione di lega di alluminio, di lavorazioni, di qualità ed ecosostenibilità, di materiali che non rilasciano sostanza tossiche.

Non male quello con la napoletana..

Ma richiede tempo la preparazione, e molta attenzione poiché l’acqua non deve bollire, non appena esce la goccetta dal foro subito si deve rovesciare la macchinetta. Il motivo è che quando l’acqua supera il limite di bollitura cambia sapore e contenuti e può alterare la delicata miscela. Il caffè della napoletana è meno compatto di quello della Moka, ma, scendendo lentamente contiene più caffeina ed è molto forte. Oltre ai due sistemi, da tempo ne vengono impiegati altri come il caffè-filtro delle macchine all’americana o alla tedesca anche se l’avanzata dell’espresso italiano è ormai travolgente. Inventato anche questo da un italiano è il sistema del pistone (chiamato però french press), con un contenitore di vetro di solito e un pistone, da premere, che contiene un filtro con la miscela e che scendendo trasferisce un forte e profumato aroma all’acqua. Come il caffè alla napoletana, è più liquido del Moka ma molto morbido e intenso. Da non dimenticare il caffè alla turca, decisamente un capolavoro ma che richiede lunghe preparazioni. Tutti questi sistemi speciali devono lavorare solo con una miscela macinata su misura, più o meno grossolana o fine secondo le istruzioni d’uso

E la macchina espresso? Si, ma quella vera…

Quasi come quella del bar, la macchina elettrica dà un espresso denso e con la classica corona di spuma. Ma attenzione, sul mercato vi sono due tipologie: quella che costa da 50 a 200, 250 euro e quella che ha un prezzo superiore perché semiprofessionale. C’è un abisso tra le due categorie, poiché la prima macchina viene chiamata impropriamente espresso, è una scatoletta di plastica, che usa le assai costose capsule o cialde con un po’ di pressione. Quello che scende in tazza è una bevanda sempre uguale, amara, acida, lontana dall’espresso. Essendo made in China, spesso nasconde materiali e finiture ad alto rischio per la salute a causa di una pressoché totale mancanza di controlli. La vera macchina espresso è un concentrato di tecnologie e di materiali di qualità, in grado di estrarre davvero il miglior aroma dalle cialde, dalla tradizionale polvere di caffè, dalle cpasule. Ed ha un vantaggio ulteriore: con il macinatore integrato fornisce quello che gli esperti chiamano il vero segreto delll’espresso, la macinatura fresca, l’unica che riceve dal chicco non ossidato da lunghe conservazioni, la concentrazione massima di olii saporitissimi, di gusti multiformi e di inconfondibili profumi. In conclusione la scelta è o la Moka (che comunque sa trarre il massimo anche dal caffè non macinato fresco) o la superautomatica fabbricata in Italia. E per questa macchina, una dote in più: tutte le possibili combinazioni con il latte e la cioccolata montati come al bar.

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