Veleni nel food importato, mangiamo italiano!

13/05/18 - 4 minuti di lettura

 

Cosa importiamo –e mangiamo- ogni anno? Milioni di quintali di veleni, tossine e schifezze che inzeppano i prodotti alimentari non italiani. Ci spieghiamo meglio: se i prodotti alimentari provengono dall’Europa sono quattro volte più a rischio rispetto al made in Italy. Se poi arrivano da fuori Europa lo sono venti volte di più. Buon appetito dunque con le primizie africane, cinesi, centro e sud americane, con le carnazze nord americane spesso surgelate da 20 anni (è così, altro che balle) eccetera eccetera.  Che la nostra legislazione alimentare sia la migliore d’Europa e a livello mondiale addirittura un esempio  per l’alto livello di tutela della qualità della filiera agroalimentare, è noto ormai a tutti. Ma non è noto a tutti che noi abbiamo anche il record dei controlli tant’è vero che da fonte europea abbiamo appreso di essere stabilmente al primo posto per il numero di notifiche (oltre 3mila all’anno) sulla rilevazione di sostanze tossiche nella filiera. Seguiti a distanza da Germania, Inghilterra, Olanda. Il problema è che moltissimi di questi orrori tossici di importazione non sono rilevabili, tanto riescono a fare scienziati e tecnici e mafie criminali di tutto il mondo per nasconderli negli alimenti.

Est Europa putiniano, record di orrori

L’Europa allargata? Un terribile record negativo, si tratta infatti di prodotti ad altissimo rischio alimentare e senza controlli, quelli provenienti dai paesi putiniani dell’est Europa. Un altro esempio per chi non è ancora convinto? L’agroalimentare italiano –secondo dati UE-ha il minor numero di residui chimici oltre il limite dello 0.4 per cento, che, comunque, è 4 volte inferiore alla media –a rischio salute- europea dell’1,5 per cento di “irregolarità”. E’ vero, in Italia, secondo la ricerca sulla ricerca alimentare più seria che abbiamo avuto di recente modo di consultare, quella del SIAL, il Salone mondiale dell’innovazione alimentare che si svolgerà dal 21 al 25 ottobre a Parigi, la salute è la prima molla che spinge i connazionali alle scelte di un alimento anziché di un altro. Superiamo tutti, anche i tedeschi. Ed è per questo che da alcuni anni in sede europea difendiamo con le unghie e con i denti le nostre specialità, la tracciabilità, l’origine italiana dei nostri prodotti alimentari. Ed  è per questo che spesso protestiamo a Bruxelles perché le lobbies del centro e del nord Europa,-che non brillano per la qualità del food,- hanno ottenuto un livellamento verso il basso delle norme sulla filiera agroalimentare comunitaria.

In Europa il vino si può fare con i trucioli

La pasta fatta con il grano tenero, il cioccolato con gli olii tropicali, le bibite senza succo di frutta, il miele filtrato, il vino fatto con lo zucchero e i trucioli, i formaggi fatti con la polvere di latte…Secondo Comunicazionescientifica.eu sono solo alcune delle cosiddette “armonizzazioni” legilslative europee verso il basso che la UE ha concesso ai paesi del centro e del nord Euopa. Vi siete mai chiesti del resto come mai i paesi mediterranei con a capo l’Italia, che sono i più poveri dell’Unione Europa, sono però i più longevi e come mai dalle Alpi in su tirano le cuoia prima e si ammalano di più?

I veleni permessi in Europa, in Italia no

E 230, ovvero il Difenile, è proibito in Italia (occorre una speciale autorizzazione del Ministero della Salute) ma è usato in tutta Europa per bloccare la muffa degli agrumi e viene sparso, oltre che sulla buccia, anche nelle cartine colorate che li avvolgono e nelle cassette che li contengono. E’ dannoso, fa molto male e non c’è nessuna certezza che non penetri all’interno degli agrumi. Dal Nord Africa e dalla Spagna arrivano invece arance e mandaranci zeppi di questo veleno. E233 ovvero Tiebendazolo vietato in Italia, arriva in quantità spaventose contenuto negli agrumi, nelle verdure e nelle banane europee, africane, americane e dell’America latina. E’ molto molto tossico. E 231 ovvero Ortofenilfenolo (richiede una speciale autorizzazone del Ministero per la sua tossicità) viene importato come antimicrobico dai paesi che lo consentono. Vi sono poi degli sticker isaraeliani  che vengono inseriti nel packaging, a contatto con l’umidità e che rilasciano gas antimicrobici..Questi sono solo pochissime delle tante sostanze tossiche che la nostra legislazione proibisce ma che importiamo e mangiamo a tonnellate. E allora? Finalmente gli italiani, pur nella loro ignoranza  cominciano a rendersi conto che il food migliore è quello italiano, fresco possibilmente, e comprano sempre di più alimentari del Bel Paese. Con tutti i difetti, i problemi, le carenze che la filiera agroalimentare italiana può avere, è sempre la migliore. O, perlomeno, la meno peggio delle altre.

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