Arabia, protezionismo contro il made in Italy

21/05/18 - 3 minuti di lettura

 

 

 

L’allarme era scattato già l’anno scorso, quando dai Paesi Arabi era stato varato un piano di protezionismo  contro le importazioni di prodotti di tecnologia provenienti dall’estero. Lo scopo era evidentemente progettato per rendere difficili le importazioni di quegli apparecchi e di quelle merci che vengono richieste e vendute nell’area degli Emirati e in generale nei 22 paesi del Golfo perché quelli locali non soddisfano le esigenze dei consumatori. Ma la confusione era stata tale da convincere i responsabili a rivedere tutto.  Ed ecco debuttare –inutilmente -Gulf Mark al quale ha fatto seguito nel 2018 una serie di normative tecniche senza le quali nei Paesi Arabi non entra nemmeno uno spillo. E men che meno macchine, attrezzature e beni di consumo di diverse tipologie. Si tratta di una vera e propria minaccia che pende tra l’altro su un segmento molto importante del nostro export, gli elettrodomestici, cresciuto nei primi sette mesi del 2018 del 17,7%. Abbiamo voluto interpellare un’azienda che ha una percentuale molto alta di vendite sui mercati mondiali (90 per cento circa) il Gruppo Meneghetti che con il brand Fulgor Milano è uno dei più brillanti protagonisti del made in Italy di fascia media, medio-alta e alta. “Siamo molto preoccupati, e non soltanto noi-dichiara il Ceo Gianni Meneghetti- questi provvedimenti protezionistici si basano su certificazioni tecnicamente incerte, non vi sono tra l’altro enti certificatori in grado di risolvere una conflittualità ed un’incertezza di interpretazione e applicazione molto preoccupante. E che sta bloccando tutto. Rischiamo di perdere la nostra quota di vendite sui mercati del Medio Oriente, una quota che tocca il 25 per cento del totale”. Puntare, come hanno sempre fatto le aziende italiane sull’area, ricca e dinamica, come il Medio Oriente, è ora a rischio, e il caso di Meneghetti  è particolare perché da un lato l’azienda esporta direttamente con il marchio di lusso Fulgor Milano, e da un altro indirettamente poiché è la Meneghetti, che fabbrica (in Italia) e fornisce a gran parte delle multinazionali e delle piccole e medie aziende che qui esportano, gli elettrodomestici della cottura di fascia medio-alta e di prestazioni eccellenti. La società è il primo terzista europeo di piani, forni per il built-in interamente in acciaio inossidabile, con lavorazioni speciali e con collezioni molto diversificate di modelli. C’è infine un ulteriore preoccupante fattore di rischio dell’intero export italiano del settore verso il Medio Oriente e cioè che le norme  tecniche sono state emesse  in tempi brevi in modo che ai produttori risulti quasi impossibile innestare negli apparecchi i necessari adeguamenti richiesti. Tanto più che, per una inadeguata preparazione del personale dell’ente certificatore, il percorso per le verifiche oggi è praticamente bloccato. E qui ballano parecchie decine di miliardi di dollari della nostra bilancia commerciale. Una patata bollente gigantesca per il prossimo ministro degli Esteri che dovrebbe essere particolarmente competente di interscambi commerciali di tecnologie per discutere con i rappresentanti dei 22 paesi dell’area mediorientale. Perché a discutere di questo problema non basta sicuramente il personale del Ministero.

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