Milano, come si diventa n.1 mondiali, con civiltà, cultura e accoglienza

05/05/19 - 3 minuti di lettura

 

 

 Passato il Salone Internazionale del Mobile con la sua grandiosa carica di eventi, di presentazioni e di strepitose novità, Milano si riconferma ancora una volta una delle tre capitali mondiali, con NY e Londra, più amate e “nominate”, nel senso più ampio della definizione. E’ capitale mondiale n.1 del design e della moda, tant’è vero che per i giovani di tutto il mondo è la meta più chic e cool in assoluto. E, insieme a NY e Londra, detta ormai legge nello stile di vita, nella R&D, nell’economia, nella qualità della vita e del modo civile di amministrare i cittadini e gli ospiti. Non casualmente il livello culturale delle tre metropoli è elevato, e anche il senso “civico” e l’apertura sociale. Dopo l’Expo2015, che ha creato un valore di 7 miliardi di euro, secondo uno studio della Camera di Commercio di Monza e Brianza e di Anholt Brand Index del 2013, il brand Milano vale 400 miliardi di Euro.

Ma a distanza di sei anni il valore attuale è sicuramente molto più alto. Se consideriamo la crescita a due cifre del comparto del design, del Salone Internazionale del Mobile e del Fuori Salone –esplosi letteralmente negli ultimi anni-possiamo affermare che quella cifra è ormai vicina al raddoppio. Un solo esempio: ogni anno soltanto il Fuori Salone genera un indotto per la Lombardia di 280-300 milioni di euro dei quali vanno a Milano tra i 180 e i 200 milioni….Nel business della moda, secondo le ultime indicazioni della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Milano è indiscussa protagonista con 5,2 miliardi di giro d’affari, un settimo circa del totale nazionale e una crescita del +6,4%. Oltre a creare un enorme indotto per l’intera economia del Paese. Una delle sue attrazioni è il Duomo di Milano che da solo vale 82 miliardi (sempre secondo i dati del 2013). Altro comparto dove svetta la forza di una città attivissima: il suo export vale 41 miliardi di euro quasi il 10 per cento del totale italiano. La città genera ogni anno un Pil di 200 miliardi euro con 190 imprese ogni km quadrato (la Lombardia ne vanta 34 ogni km quadrato). Ed ha un Pil pro capite che è più alto di quello medio europeo. Infine, a siglare un primato che è economico ma soprattutto “civile” e culturale è arrivato il consueto report del Sole24Ore sulla Qualità della Vita che ha assegnato al capoluogo lombardo il primo posto di città dove si vive meglio.

E non per il  livello degli stipendi (alto) e per le opportunità (tantissime) e per i servizi e per lo spirito cosmopolita fortemente europeo, ma anche perché Milano è bene amministrata, ha una prevalenza di cittadini aperti, colti, per niente “gnucchi” e chiusi come accade ormai in molta parte del Nord Italia. E l’apertura mentale genera sempre ricchezza economica, culturale e grandi opportunità. Lo riconosce una ricerca, la Global Cities of the Future realizzata per conto di McKinsey&Company, che ha indicato Milano come una delle aree più ricche del mondo che accrescerà ulteriormente le sue ricchezze, senza bisogno di balconi da cui fare proclami, senza violente polemiche, senza beceri insulti né chiusure localistiche salviniane.

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